Il 68° Convegno del Centro Studi Bonaventuriani

 

Dal 3 al 5 giugno si è svolto a Bagnoregio, presso l’Auditorium “Taborra”, il 68° Convegno del Centro Studi Bonaventuriani. Dopo la forzata sosta dovuta alla pandemia, questo Convegno – dedicato a Le realtà ultime: la vicenda umana e mondana oltre la storia nel pensiero di Bonaventura – ha segnato la ripresa dell’attività del Centro Studi Bonaventuriani di Bagnoregio, che festeggerà nel prossimo anno il settantesimo anniversario della sua fondazione, avvenuta nel 1953.  

Durante le tre giornate il tema dell’escatologia è stato affrontato in chiave sia storica sia attualizzante. La relazione di apertura di Alessandro Ghisalberti (Università Cattolica di Milano), analizzando L’escatologia storicizzata in Gioacchino da Fiore e Bonaventura da Bagnoregio, ne ha messo a fuoco le premesse, a partire dai testi neotestamentari concernenti l’attesa da parte dei primi cristiani dell’imminente ritorno di Cristo; testi poi ripresi dalla riflessione patristica (in particolare da Agostino) e con originali sviluppi da Gioacchino da Fiore, di cui il relatore ha mostrato il rilevante influsso su vari autori medievali (compreso Bonaventura) in relazione soprattutto all’interpretazione dell’Apocalisse come narrazione globale capace di rivelare l’intera storia umana.

Da parte sua, Andrea Di Maio (Pontificia Università Gregoriana) si è soffermato su Cristo, medium beatificans, nel pensiero bonaventuriano; se l’espressione visio beatifica è in generale poco usata dagli autori del secolo XIII e, quindi, anche da Bonaventura, essi parlano piuttosto di “beatitudine”, intesa come partecipazione alla vita della Trinità divina. Per quanto riguarda Bonaventura, centrale è nei suoi scritti l’opera di Cristo in ordine alla salvezza di coloro che sono “beatificabili”, ossia di quanti attuano gradualmente nella loro vita la capacità appunto di aver parte alla beatitudine.

Sulla dimensione ecclesiologica della escatologia bonaventuriana si è soffermato Matthieu Bernard (Pontificia Università Gregoriana) in Passione e giudizio della Chiesa. Il commento dei discorsi apocalittici nell’In Lucam. Egli ha mostrato come l’aspetto escatologico non »sia molto presente nei commenti scritturistici di Bonaventura (in particolare in quelli al vangelo di Luca e all’Ecclesiaste), nei quali l’esegesi è messa piuttosto al servizio di un discernimento da parte della Chiesa del suo tempo.

A sua volta, Massimiliano Lenzi (Università “La Sapienza” di Roma), soffermandosi su Apocalittica cristiana e fisica aristotelica. La “fine del mondo” in Bonaventura e Tommaso, ha messo a confronto le prospettive escatologiche di questi due autori. Accomunati dalla convinzione che la fine del mondo sia, prima di tutto, una verità di fede, Tommaso e Bonaventura interpretano tuttavia in modo diverso il tema della conflagrazione finale: il primo sottolinea come, da parte di Dio, prevalga nell’opera della salvezza soprattutto la «volontà di manifestare la propria volontà», laddove il secondo sembra voler associare, in prospettiva più “umanistica”, l’uomo a Dio nella glorificazione del mondo.

Di taglio attualizzante gli interventi di Vincenzo Battaglia (Pontificia Università Antonianum) su L’escatologia nella riflessione teologica contemporanea, e di Prospero Rivi (Responsabile dei Beni culturali dei Frati Cappuccini dell’Emilia Romagna) dedicato a Il contributo di Teilhard de Chardin al rinnovamento dell’escatologia. Entrambi hanno evidenziato la presenza di suggestioni bonaventuriane nella riflessione teologica contemporanea sull’escatologia, sempre più caratterizzante l’esistenza cristiana in quanto tale, di contro a prospettive di auto-redenzione dell’uomo che escludano il Cristo. In tal senso risulta davvero profetica l’opera di Teilhard de Chardin, che già nella prima metà del Novecento ha proposto una cosmologia che, assumendo il principio dell’evoluzione, lo estende alla realtà spirituale stessa. Egli individua così il senso della storia nell’andare appunto verso il Cristo cosmico o «Cristo-Universale».

Assai rilevanti sono state anche le due relazioni di ambito storico-artistico tenute da Maria Raffaella Menna (Università della Tuscia), La raffigurazione della fine dei tempi all’epoca di Bonaventura, e da Alessandra Bertoldi (Roma), Scala Coeli. Michelangelo, San Bonaventura e l’Ultimo Giudizio. La prima ha presentato una ricca serie di raffigurazioni di carattere escatologico, di contesto italiano ed europeo, che potrebbero essere state conosciute da Bonaventura e averne, quindi, ispirato la riflessione su questo tema. La seconda ha proposto con ricchezza di riferimenti storici, filosofici, spirituali, la suggestiva ipotesi del possibile influsso dell’Itinerarium mentis in Deum bonaventuriano su alcune parti del “Giudizio Universale” della Cappella Sistina.

Le relazioni sono state intervallate dalla presentazione di due recenti volumi di tematica bonaventuriana (L’uomo nel pensiero di Bonaventura da Bagnoregio; Vivere in filosofia. Scritti in ricordo di Maurizio Malaguti, Presidente del Centro Studi Bonaventuriani dal 2010 al 2018) che ha ulteriormente contribuito ad arricchire il panorama degli interventi sul tema del Convegno, mettendo a fuoco i cospicui “risvolti” antropologici che esso ha nella riflessione di Bonaventura.

Seguito da un pubblico attento e numeroso, che lo ha animato con un ampio dibattito, il Convegno è stato anche l’occasione per il rinnovo delle cariche statutarie del Centro Studi Bonaventuriani per il quadriennio 2022-2026.

 

                                                                           Letterio Mauro

                                                         Presidente del Centro Studi Bonaventuriani

(Articolo pubblicato sul settimanale diocesano di Viterbo)

 

Video della sessione di apertura del Convegno: