Venerdì 5 Aprile, alle ore 17.30
presso l’Auditorium Gioacchino Messina di Palazzo Coelli, Orvieto
in ambito delle celebrazioni per i 750 dalla morte di Tommaso d’Aquino e Bonaventura da Bagnoregio, il Professor Letterio Mauro terrà una conferenza dedicata a San Bonaventura dal titolo:
“I sermoni di Bonaventura a Orvieto sullo sfondo dei dibattiti dottrinali coevi”
Memorie e nuovi percorsi
Presiede: S.Em. Card. Fortunato Frezza
Letterio Mauro, Presidente del CSB – Università di Genova Il Centro Studi Bonaventuriani di Bagnoregio e il contributo di Doctor Seraphicus alla ricerca bonaventuriana
Carmelo Pandolfi, Pontificia Università Regina Apostolorum, Roma Dal 1953 al 2023: contesti culturali e impulsi per la ricerca
Alfredo Cento, Istituto Teologico S. Pietro, Viterbo-ISSRA Pontificia Università della
Santa Croce, Roma Sulla scia di Cagiano: celle benedettine sul territorio e la presenza francescana
Stefania Quilici, Professore Emerito dell’Università della Campania “Luigi Vanvitelli”
Presentazione del volume: F. Frezza (a cura di), Le indelebili tracce. L’uomo Michelangelo Cagiano de Azevedo e i suoi sentieri, Edizioni Biblioteca Francescana,
Milano 2022
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Sabato 27 maggio 2023:
Rilettura e apertura
Presiede: Amaury Begasse de Dhaem S.J., Pontificia Università Gregoriana, Roma
Laure Solignac, Institut Catholique, Paris Dopo il contemptus mundi: settant’anni di ricerche sulla teologia bonaventuriana della creazione
Pietro Maranesi, Direttore e docente di Studi francescani, Assisi Scienza e sapienza
Matteo Casarotto, Pontificia Università Gregoriana, Roma La trasformazione in Cristo, esito del processo sapienziale
Rilettura e apertura
Presiede: Irene Zavattero, Università di Trento
Alessandro Ghisalberti, Università Cattolica del S. Cuore, Milano Teologia della storia
Favin Alemao, Pontificia Università Gregoriana, Roma Il Trivium e la teologia della storia in Bonaventura
Stefano Ecobi, Pontificia Università Gregoriana, Roma L’ Itinerarium bonaventuriano e il viaggio dantesco
Luciano Micali, Università di Helsinki Bonaventura come modello teologico negli scritti di Jean Gerson (1363-1429)
Dario Tordoni, Università di Perugia
Vestigium e figura. Bonaventura nello specchio del pensare cusaniano
Vincenzo Battaglia OFM, Pontificia Università Antonianum, Roma Bonaventura e l’immediata posterità francescana
Articolo di Nina Fabrizi dell’ANSA sulla conversazione da lei avuta con il Presidente del CSB, il Professor Letterio Mauro, poche ore prima dell’inizio del 69° Convegno di Studi bonaventuriani.
(di Nina Fabrizio) – (ANSA) – ROMA, 26 MAG –
“Traditore” di San Francesco, “assassino” del suo ordine. Anzi no, santo sulla gloria degli altari e poi anche Dottore della Chiesa per volere di Papa Sisto V. Un teologo e filosofo mirabile i cui semi attraversando i secoli, si rintracciano persino oggi nella profetica enciclica sull’ecologia integrale dell’attuale papa Francesco, la “Laudato Si'” disseminata di sue citazioni. Eppure anche, oltre il ruolo di “Doctor Serapichus”, di illustre professore alla Sorbona di Parigi che si confrontava amabilmente con San Tommaso D’Aquino, anche quello infausto e più “istituzionale” di settimo successore di San Francesco come Ministro generale dell’Ordine, nato nel 1209 dalla rivoluzione del Poverello di Assisi con un numero di adepti che si contava sulle dita della mano e diventato in appena venti, trenta anni un folto e persino rissoso raggruppamento di oltre 30mila frati. “Una vera grana da gestire, tra nostalgici degli iniziali ideali di povertà assoluta, dello spirito ascetico e mendicante, e nuove leve più protese a fare i conti con la realtà e la cura delle anime”.
È tutto questo e di più San Bonaventura da Bagnoregio, una figura che a distanza di otto secoli, ancora “intriga”, tanto che sarà al centro di una tre giorni a lui dedicata dal Centro studi bonaventuriani, proprio a Civita di Bagnoregio, che arriva a festeggiare quest’anno 70 anni di longevità. Un convegno che si apre oggi, che vuole essere una specie di invito vivente a riscoprire il santo mistico.
Di San Bonaventura parla con l’ANSA, il professor Letterio Mauro, con lo stesso entusiasmo con cui ne parlava Bonaventura Tecchi di cui ha raccolto il testimone. Tecchi era stato il fondatore di questo cenacolo sui generis, germanista e letterato di formazione, intellettuale a tutto tondo, a cui si deve anche la stessa rinascita del borgo, oggi così amato da cineasti e folle di turisti da tutto il mondo.
“Civita”, ricorda Mauro, “Tecchi l’aveva battezzata la città che muore, ci vivevano appena un trentina di persone forse all’epoca, arroccata com’è su quella collina di tufo friabile era considerata a rischio crollo. Si può dire che fosse un magnifico rudere destinato a morte certa. Tecchi invece si attivò per costruire il famoso ponte che l’ha restituita al mondo e da lì tanti altri ponti materiali e immateriali nacquero”. Proprio da questi ponti ha ripreso vigore il pensiero di San Bonaventura. Una teologia e una filsofia che vanno certamente contestualizzate nella scolastica bassomedievale ma che sopravvivono a buon diritto nel pensiero attuale, con collegamenti forti tanto nel pensiero di ecologia integrale di papa Franceco quanto più in generale in quello che da qualche decennio sta investendo tutti i consessi globali sulla necessità di preservare l’ambiente, il pianeta e il rapporto dell’uomo con esso.
“Il suo discorso sulla natura ammirata nella sua bellezza come orma di chi l’ha fatta, chiama in causa la responsabilità dell’uomo – spiega Mauro -, il mondo naturale è visto quasi come un libro perchè come un libro richiede che qualcuno lo abbia scritto e che qualcuno lo legga, questo qualcuno è l’uomo. Ci sono tutti gli elementi di un discorso fortemente umanista e antropologico che apre all’idea del mondo da tutelare e da custodire”. “Una natura che in San Bonaventura riporta certamente a Dio – aggiunge -, ma può essere anche un pensiero intrigante per non credenti. Tanto che il libro migliore sul santo di Bagnoregio lo scrisse proprio un ateo, il filosofo Francesco Corvino”. (ANSA).